28 marzo 2006

Relativismo, Europa, Cristianesimo, Laicità.

Questa riflessione nasce da un problema molto attuale e molto dibattuto in questi ultimi mesi, quello della perdita di identità e di consapevolezza del continente europeo.
Tutto nasce, ma è solo la punta dell’iceberg, dal mancato riferimento nel trattato europeo alle radici cristiane dell’Europa. Addirittura nel secondo preambolo della costituzione europea, si fa riferimento soltanto a “radici spirituali e morali”, facendo finta che due secoli di storia europea e cristiana non siano mai esistiti. A questo punto una domanda sorge spontanea: perché è accaduto tutto ciò? Perché l’Europa è affetta dal morbo del relativismo, pensa che le culture siano equipollenti, si rifiuta di giudicarle, ritiene che accettarne una, la propria, sia un atto di egemonia, un gesto di intolleranza. A un Europa che pensa così, la parola “spirituale” è digeribile perché generica, ma la parola “cristiano” è inaccettabile, perché identitario, proprio e perciò sospetto di arroganza. E’ inutile ricordare quanto l’Europa debba la sua nascita e il suo stato attuale al cristianesimo. Se il cristianesimo ha dato segni così visibili e palesi nei secoli, perché l’Europa lo dimentica? Non può essere sicuramente per memoria corta ma perché c’è la volontà di dimenticarlo e nasconderlo. Per dirla con le parole di Papa Benedetto decimosesto “L’Europa sembra svuotata dall’interno, come paralizzata”.
Da tutte queste considerazioni nasce il tentativo laicista (non laico) di rifondare l’essenza stessa dello stato nazionale sul relativismo. In pratica c’è il tentativo, lo vediamo con l’eugenetica, il matrimonio gay, il multiculturalismo di fondare uno Stato asettico in cui tutto è concesso e relativo. Questo però mi porta istintivamente ad alcune considerazioni che partono da una frase del filosofo tedesco Jurgen Habermas il quale dice “lo Stato basato sulle libertà e secolarizzato si nutre di premesse normative che esso, da solo non è in grado di garantire”. Questo significa che lo Stato laico non può garantire i propri fondamenti , poichè essi riposano in ultima istanza sulla legge naturale (le premesse normative) che è una legge morale. Qui sta il punto debole del relativismo, infatti se tutto è relativo e affidato al diritto positivo, ci possiamo, in teoria, aspettare leggi volute da una maggioranza che chiudano gli occhi per esempio sul furto, sull’assasinio o sulla dissoluzione della famiglia come già accaduto in Spagna. Verrebbe in più completamente perduto un compito primario della legge, il suo valore pedagogico nella formazione del buon cittadino, verso cui il liberalismo e il laicismo attuali sono alquanto sordi. Occorre allora andare alla ricerca del migliore modello di laicità dello Stato moderno. Dal mio punto di vista sicuramente Tocqueville aveva intuito il problema e colto la soluzione: in America. In soldoni Egli dice che in America, entro la separazione fra Stato e Chiesa la religione cristiana è fondamento indipendente della politica e che essa contribuisce potentemente alla conservazione della repubblica democratica degli Stati Uniti d’America. Quindi la religione vista non come elemento della politica, ma come ispirazione necessaria di ogni passibile vita democratica. Quindi la strada che suggerisco riprendendo le tesi di numerosi altri autori è quella di una religione civile cristiana non confessionale come linfa vitale della nostra società (come premessa normativa), che sia alla base del nostro Stato promuovendo quei valori di libertà propri del cristianesimo, che non a caso hanno portato l’Europa ad essere quello che è rispetto ad altri continenti dominati nei secoli da altre religioni. In ultima analisi vorrei chiarire bene un aspetto. Lo Stato moderno e democratico è sempre costituzionalmente e intrinsecamente uno Stato che adotta principi etici. Vi è però una differenza fondamentale fra uno Stato che si fondi su principi etici, ed uno Stato etico. Lo Stato etico si pone esso stesso come fonte dei valori e delle regole morali. Come tale è incompatibile con il principio di libertà individuale. Uno Stato basato su principi etici è garante della libertà individuale quando i principi etici sui quali si fonda sono principi di libertà e di bene come nel caso del Cristianesimo.

Edoardo Tinghi.